La cosmesi nell’antico Egitto tra bellezza, salute e magia

Cosmesi nell'antico Egitto

L'importanza di cosmetici, trucchi e profumi

Durante una visita del meraviglioso museo Egizio di Torino sono rimasta incantata dai reperti legati alla cosmesi nell’antico Egitto. Plinio il Vecchio ci racconta che i migliori trucchi ed unguenti venivano proprio dall’Egitto e venivano realizzati accanto ai templi e poi venduti in vasetti di alabastro, vetro o ceramica. Non molto diverso
da oggi, non trovi?

All’epoca la cura del corpo era importante sia per questioni legate all’estetica, all’igiene e alla difesa dal clima caldo e ventoso, sia per conservare bene il proprio corpo per motivi spirituali, legati all’oltretomba. La cosmesi era  anche legata ai concetti di medicina e di magia e mentre venivano formulati i prodotti si recitavano delle frasi scaramantiche per propiziarsi l’aiuto degli dei e per cacciare via gli spiriti del male.

Oltre ad usare oli e creme per il corpo, si faceva largo uso di make up per truccare gli occhi, la bocca, le guance e persino le unghie.
Anche i capelli erano tenuti in grande considerazioni e le donne utilizzavano già allora li coloravano con hennè o cartamo e per  lo styling usavano gomma arabica e miele.

Beauty Case di Merit - Museo Egizio di Torino

Farsi belle per l'Aldilà

Mi rendo conto che questo titolo suona strano, eppure nell’antico Egitto era importante – una volta che il corpo moriva a questa vita – presentarsi con un corpo curato anche nell’Aldilà, davanti al dio della morte e dell’oltretomba Osiride.
Il famoso Libro dei Morti ci racconta che il defunto doveva stare innnazi al dio Osiride con gli occhi imbellettati di galena e il corpo unto di preziosi oli di olibano.
Non è un caso che anche in alcuni corredi funerari femminili si trovasse il beauty case dell’epoca con unguentari, boccette e altri prodotti che si utilizzavano quotidianamente per curare la propria bellezza, come specchi in bronzo e spatole in osso.

Se andrai al museo Egizio di Torino prova ad osservare il set per la cosmesi di Merit, è davvero delizioso!
Lo puoi vedere nella foto qui sopra:ci sono vasetti in alabastro e vetro colorato che contengono ancora tracce di unguenti e creme a base di grasso.
Il tubetto che vedi sulla sinistra (quello bianco, giallo e blu, coricato sul piano) conteneva il khol, con cui Merit si truccava gli occhi.

Trucco occhi nell'antico Egitto con lo stibio

Il trucco degli occhi e del viso

Parliamo allora di trucco degli occhi: perché era così importante? Lo usavano sia uomini che donne quotidianamente ed era molto amato per diverse ragioni.

Innanzitutto serviva ad esaltare lo sguardo, valorizzandolo e rendendolo più luminoso, ma c’era anche un motivo igienico-sanitario: tingendo il contorno degli occhi si proteggevano da sabbia, vento, sole e insetti, che spesso potevano provocare delle infezioni.

Infine al trucco degli occhi era legato anche un significato simbolico, perché era collegato all’occhio del dio sole Ra e a quello risanato del dio Horus. L’occhio di Horus era un amuleto, simbolo di salute e prosperità e così truccandosi gli occhi tenevano lontani gli spiriti cattivi.

Com’era fatto questo trucco? Non molto diverso da quello che oggi utilizzano ancora in India con il termine Khol o Kajal: grasso animale o resina impastati con una polvere di minerale colorato, come malachite, galena e antimonio.
Nella foto che vedi qui sopra ci sono dei tubi di stibio, cioè antimonio. Non molto diversi dai nostri tubetti di Kajal liquido, in fondo.

Creme, oli e unguenti

Gli antichi egizi ci tenevano molto alla cura della pelle e per mantenerla idratata e morbida usavano diverse creme, oli e unguenti che servivano anche a proteggerli dalle scottature.

All’epoca non erano considerati beni di lusso, ma venivano utilizzati anche dalle persone più povere proprio perché erano considerati una necessità per proteggersi da sole e vento.
Si conoscono almeno 35 tipi di unguenti e molti oli, tra cui quelli più utilizzati erano l’olio di ricino, di sesamo, di semi di lino, di cartamo, di moringa e di noccioli di Balanites Aegyptica.

La cosa curiosa è che erano particolarmente avanzati nello studio delle creme antiage e come testimonianza ci sono rimaste le loro antiche ricette, che a noi sembrano ovviamente bizzarre.
Nei ricettari si dichiara che i loro unguenti potevano eliminare macchie e imperfezioni, segni di vecchiaia e irritazioni di ogni tipo. Ecco ad esempio una ricetta contro le rughe: “fiele di bue, olio, gomma, uovo di struzzo in polvere, uovo di pino, miele, farina di alabastro, fritta egizia e latte materno”.

Pensa che usavano già l’olio di mandorle, per “trasformare un vecchio in giovane”. Insomma, il tempo non doveva lasciare segni sui loro visi e sui loro corpi.

Profumi nell'antico Egitto

Profumi

Gli egizi tenevano moltissimo al profumo del proprio corpo e utilizzavano delle essenze estratte da diverse piante e fiori aromatici tra cui il loto, il giglio e le rose selvatiche. Venivano utilizzate anche le resine come la mirra, l’incenso e la famosa l’essenza di terebinto, una pianta che oggi è poco conosciuta, ma che un tempo veniva utilizzata per curare la calcolosi. Non pensare però che il desiderio di profumo fosse legato solo al desiderio di piacere: per loro era addirittura sacro e nei rituali veniva offerto agli dei, con la profumazione della loro statua.

Grazie agli storici greci e latini siamo riusciti a tenere traccia delle antiche ricette per fare i profumi e quello più noto in assoluto era il Kyphi, che era realizzato con una mescolanza di essenze tra cui ci potevano essere resina di pino o di cedro, aspalato, mirra, incenso, citronella, cipero, calamo aromatico, zafferano, spigonardo, cinnamomo, cassia e bacche di ginepro. Una formula tutt’altro che semplice, che serviva per creare un profumo sacro da bruciare nei templi, ma anche da usare ogni giorno per profumare le case e i vestiti.

Accessori di bellezza

Specchi e accessori di bellezza

Per farsi belle le donne avevano bisogno di uno specchio e nei vari corredi funerari ne sono stati ritrovati molti. Erano costituiti da un manico più o meno decorato a cui era attaccato un disco in metallo lucidato, che poteva ad esempio essere rame, bronzo dorato o argento.
Lo specchio era utile per guardarsi, ma allo stesso tempo era assimilato al sole per la sua forma tondeggiante e per la sua lucentezza, quindi era diventato simbolo di rinascita e rigenerazione.

Le classi più agiate e i sacerdoti avevano poi l’abitudine di radersi e per farlo utilizzavano rasoi e pinzette, ma si poteva ricorrere anche ad una antenata della nostra ceretta. Certo, a guardare gli ingredienti non si può che gioire che il progresso sia andato avanti, perché ci voleva del bel coraggio per splamarsi  addosso una crema fatta di ossicini d’uccello, sterco di mosca, olio, succo di sicomoro, gomma e cetriolo.

Al museo Egizio di Torino si trovano anche dei graziosissimi cucchiai da toeletta, con il manico decorato (ad esempio con animali, fiori o fanciulle). Servivano a mescolare gli ingredienti per la preparazione di una crema, oppure si utilizzavano per prelevare un pochino di crema dal contenitore, per spalmarsela addosso.

Libri sulla cosmesi nell'antico Egitto

Ci sono diversi libri che parlano nello specifico della cosmesi nell’antico Egitto e poi ce ne sono altri che raccontano la storia della cosmesi nei secoli, parlando immancabilmente anche di quella all’epoca dei faraoni.
Se vuoi approfondire il tema io mi sento di consigliarti in particolare due pubblicazioni specifiche riguardanti questo periodo storico.

La prima è quella che ho acquistato anch’io ed è quella edita direttamente dal Museo Egizio di Torino e che si può comprare nel loro bookshop ufficiale oppure su Amazon.
Si chiama Bellezza nell’antico Egitto ed è un volumetto agile di 176 pagine, con molte foto a colori che ti fanno vedere bene gli oggetti che vengono descritti.
Non tratta solo di cosmetici, ma descrive anche il mondo affascinante dell’abbigliamento, dei gioielli e delle antiche acconciature: gli antichi egizi ci tenevano davvero moltissimo al loro aspetto fisico.

Il secondo libro che ti posso consigliare è edito dalla Aboca, che per me è sinonimo di qualità e affidabilità. Il volume si chiama La bellezza femminile nell’antico Egitto ed è legato ad una mostra che si è tenuta a Milano nel 2006. Attenzione però perché questo libro sta diventando introvabile.

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